Clicca sul titolo e ascolta l'aria della Regina della notte da Il Flauto Magico (da Youtube)
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Centinaia di compositori,i più sconosciuti, che ci accompagnano quotidianamente nella nostra vita all'Infernetto
 

Alessandro Stradella
compositore e libertino (Nepi, 3 aprile 1639 – Genova, 25 febbraio 1682)

Nessuna notizia ci è pervenuta sui suoi primi anni, i suoi studi e i maestri che lo istruirono nella musica. Proveniva sicuramente da una famiglia patrizia originaria della Lunigiana, ma trasferitasi a Nepi nella seconda metà del XVI secolo. Sicuramente diede preoce prova del suo talento e a poco più di vent'anni si era guadagnato una più che discreta fama come compositore di musica sacra e di cantate profane, al punto di annoverare fra i suoi committenti la regina Cristina di Svezia. Sempre in età giovanile iniziò a condurre vita dissoluta: con un amico tentò di impadronirsi di denaro della Chiesa, ma fu scoperto: scappò dalla città e vi ritornò solo quando si credette al sicuro. Sfortunatamente, le sue numerose e scandalose relazioni amorose cominciavano a fargli parecchi nemici fra i potenti della città, e dovette pertanto lasciare Roma definitivamente. L'episodio senza dubbio più noto della sua vita è quello che portò alla sua tragica morte. Nel 1677 Stradella si recò a Venezia, dove un nobile lo ingaggiò quale insegnante di musica per la sua amante. Ben presto Stradella si infatuò della donna e, quando la loro relazione fu scoperta, dovette fuggire; il nobile pagò allora una banda di sicari perché lo inseguissero e lo uccidessero, ma riuscì a salvarsi. Si recò quindi a Genova, dove scrisse opere e cantate, ma lì fu raggiunto da un altro assassino che lo pugnalò a morte in Piazza Banchi.

L'opera di Stradella ebbe una grande influenza sui compositori dell'epoca, sebbene la sua fama sia stata eclissata nel secolo successivo da Arcangelo Corelli, Antonio Vivaldi e altri. Probabilmente il suo più grande merito è stata l'invenzione del concerto grosso: sebbene Corelli nella sua Op. 6 sia stato il primo a usare questa denominazione, Stradella già usava questa forma in una delle sue Sonate per viole. Poiché i due si conoscevano, è probabile vi sia stata un'influenza diretta. Stradella scrisse almeno 6 opere, numerose cantate e oratori. Compose anche 27 pezzi strumentali, soprattutto per archi e basso continuo, generalmente sotto forma di sonate da chiesa. La sua vita movimentata e la sua morte violenta erano ovviamente esse stesse materiale per un'opera. Furono tre i compositori che scrissero infatti opere sulla sua vita, il più famoso fu Friedrich von Flotow, autore dell'Alessandro Stradella (1844). (Da Wikipedia)

Clicca sull'immagine e ascolta in realplayer la sinfonia Avanti il Barcheggio
OCC Baroque Ensemble Maximilian Hein -trumpet Sarah Moth -violin Justin -violin Jessica Kline -viola Katelynn Mahar -cello Zack Stadtmueller-harpsicord

Da Youtube: http://m.youtube.com/details?v=onvp4l8l2SE&rl=yes&client=mv-google&warned=1&locale=it_IT

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Francesco Cilea
Il compositore dell'italianità (Palmi, 23 luglio 1866 – Varazze, 20 novembre 1950)

Francesco Cilea - stando ai suoi ricordi - decise ancora fanciullo di dedicarsi alla musica dopo aver ascoltato il finale della Norma di Bellini eseguito dalla banda cittadina. Avviato agli studi musicali presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, si distinse per diligenza e precoce ingegno, meritando una medaglia d'oro del ministero della pubblica istruzione e una nomina di "primo alunno maestrino". Nel novembre 1897 al Teatro Lirico di Milano debuttò la terza opera di Cilea, L'Arlesiana, dal dramma di Alphonse Daudet, su libretto di Leopoldo Marenco. Nel cast spicca il nome del giovanissimo Enrico Caruso, che eseguì con gran successo Il lamento di Federico (su Youtube interpretata da Luciano Pavarotti), la romanza destinata a mantenere ancora oggi vivo il ricordo di quest'opera.
Di nuovo al Teatro Lirico di Milano, il 6 novembre 1902, il compositore riscosse vivi applausi con Adriana Lecouvreur, un'opera in quattro atti su libretto di Arturo Colautti ambientata nel Settecento francese e basata su una pièce di Eugène Scribe. Adriana Lecouvreur è oggi l'opera di Cilea più nota al pubblico mondiale e rappresenta il punto di incontro più felice tra la spontaneità di un melodismo di scuola napoletana e una scrittura armonica e timbrica aggiornata sui recenti modelli francesi. L'ultima opera di Cilea, rappresentata al Teatro alla Scala di Milano la sera del 15 aprile 1907 sotto la direzione di Arturo Toscanini, è la tragedia in tre atti Gloria, ancora su libretto di Colautti, basata su una pièce di Victorien Sardou. L'insuccesso di quest'opera, in seguito sempre difesa dal compositore, fu tale da spingerlo ad abbandonare definitivamente il teatro d'opera. Il compositore calabrese continuò invece a comporre musica da camera, vocale e strumentale, e musica sinfonica.
Cilea morì il 20 novembre 1950 a Varazze, comune ligure che gli offrì cittadinanza onoraria e nella quale trascorse gli ultimi anni della sua vita. Alla sua memoria sono stati intitolati il conservatorio ed il teatro di Reggio Calabria, mentre il suo paese natale, Palmi, gli ha eretto un Mausoleo illustrato con il mito di Orfeo.

Ascolta l'aria "Io son l'umile ancella" da Adriana Lecouvreur interpretata da Maria Callas

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Umberto Giordano
Compositore del verismo (Foggia, 28 agosto 1867 – Milano, 12 novembre 1948)

Umberto Giordano è stato un compositore italiano che ha legato il suo nome ad alcune opere liriche entrate stabilmente nel repertorio internazionale. Dapprima bocciato all'esame di ammissione al conservatorio di Foggia, studiò poi con Paolo Serrao al conservatorio di Napoli e la sua prima opera - Marina - fu scritta per una competizione accademica; seguì Mala vita, dramma che ruota attorno a un lavoratore che fa voto di recuperare una prostituta in cambio della guarigione dalla tubercolosi. L'opera suscitò un certo scandalo quando fu rappresentata a Roma nel 1892. Giordano tentò un approccio più romantico con la sua opera successiva - Regina Diaz, del 1894 - che tuttavia non ebbe successo e venne rappresentata solo due volte. Il compositore si trasferì perciò a Milano, ritornando al verismo con quello che sarebbe diventato il suo lavoro più conosciuto, l'Andrea Chénier (1896), basato sulla vita dell'omonimo poeta francese. Anche Fedora (musicata nel 1898) si rivelò un successo e viene tuttora rappresentata frequentemente. Le opere successive di Giordano ebbero minore risonanza, anche se vengono riproposte saltuariamente in Italia e all'estero.

Ascolta da Youtube l'aria "La mamma morta" da Andrea Chenier interpretata da Maria Callas, così come la racconta il protagonista del film Philadelphia (Tom Hanks)

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Alessio Olivieri
Capobanda e garibaldino (Cremona, 15 febbraio 1830 – Cremona, 13 marzo 1867)

Alessio Olivieri era il Capomusica nel 2° Reggimento Brigata Savoia ed è noto per aver scritto la musica del famoso Inno di Garibaldi. Le parole dell'inno vennero scritte da Luigi Mercantini, lo stesso che aveva composto la poesia dedicata a Carlo Pisacane La spigolatrice di Sapri. L'inno fu presentato a Genova, sul finire del 1858, dopo che Garibaldi medesimo lo aveva invitato il 19 dicembre a scrivere un inno per i suoi volontari. Il testo venne intitolato da Mercantini La canzone italiana. E' uno degli inni risorgimentali più noti anche all'estero.

Ascoltala cantata da Enrico Caruso

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Orazio Vecchi
Il re dei madrigali ( (Modena, 6 dicembre 1550 – Modena, 19 febbraio 1605)

Orazio Vecchi eccelse nella composizione di madrigali, che sviluppò in una forma particolare, la “commedia madrigalistica”, nella quale più madrigali sono riuniti assieme per formare una storia completa e coerente. La forma aveva già avuto fortuna precedentemente con Alessandro Striggio, ma fu il Vecchi a portarla in luce e renderla una delle forme drammatiche più apprezzate nel tardo Cinquecento. Una delle miscellanee più riuscite è senz’altroto Amfiparnaso, che fu fonte d’ispirazione per tanti altri madrigalisti successivi, come Adriano Banchieri. Vecchi compose anche alcuni libri di canzonette, un’alternativa al madrigale, via di mezzo in serietà e complessità tra il precedente e la villanella. Scrisse anche dei madrigali serî, benché in quantità assai inferiore a quelli di Marenzio e della musica sacra. Quest’ultima mostra tendenze stilistiche molto vicine alla scuola Veneziana, con scritture a cori battenti e ritmate dal contrasto tra tempi bipartiti e tripartiti.

Ascolta un suo madrigale

 

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